Quando a gennaio scorso ho ricevuto una email con oggetto “Richiesta di aiuto da un vecchio pattinatore” è nata una fitta corrispondenza con scambio di foto e pareri tecnici. Oggi con Sirako possiamo considerarci “amici di ruota” condividendo la passione per il pattinaggio ed anche per la meccanica ed il restauro. L’intuito mi diceva che c’era di più e sotto mia spinta ho chiesto a Sirako di buttare giù su carta i suoi ricordi. Sono nate sei racconti brevi che ho l’onore di pubblicare. Grazie Sirako, sono testimonianze che mi hanno catapultato in un epoca che per anagrafe non ho vissuto ma che con i tuoi racconti mi hai fatto vivere.

Buona lettura

Sirako

Ciao pattinatori, mi presento, sono Sirako, un vecchio… anzi vecchissimo pattinatore che tra il 1950 ed il 1962 ha svolto agonismo sportivo nel pattinaggio. Adesso mi trovo coinvolto in questa avventura di STORIE SUI PATTINI, spinto dall’amico Giovanni, che molto mi ha aiutato, quando ho deciso ultimamente e dopo moltissimi anni, di rispolverare e ricondizionare i miei pattini da competizione GIOCA ROYAL, vecchi di circa sessantacinque anni e messi da parte dopo i miei trascorsi sportivi.

Tra gli anni ’50 e agli inizi degli anni ’60 Siracusa, la mia città, era al centro dell’attenzione negli sport minori. Sfornava atleti in campo nazionale nella pallanuoto, nel tennis, nella boxe e nel pattinaggio e che spinse il CONI, grazie anche al concittadino e famoso arbitro internazionale Concetto Lo Bello, a far realizzare una cittadella dello sport comprendente campi di tennis, di basket, trampolini e piscine olimpioniche ed una fantastica pista di pattinaggio nella mia città.

Sirako a 16 anni
Sirako a 16 anni a Siracusa

Il pattinaggio a rotelle a quel tempo era molto in auge in città, molte squadre erano sorte a livello parrocchiale e le competizioni a carattere locale avvenivano con una certa grinta, ma sempre in modo sportivo e leale. Con l’istituzione ed il tesseramento al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) a livello nazionale, si ampliarono gli orizzonti del pattinaggio locale, furono incrementate le gare a livello provinciale, interprovinciale e man mano si giunse a svolgere gare di livello regionale, interregionali e infine campionati italiani di pattinaggio su strada e su pista.

Ovviamente, dalle gare a livello interregionale in su occorreva tesserarsi anche presso la F.I.H.P. (Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio), e quindi le varie squadre sportive locali confluivano i loro atleti in un’unica squadra che rappresentava la città. Anch’io ho fatto parte di questa squadra e ho contribuito, con i miei piazzamenti, a mantenere alta la classifica a punti o far primeggiare la squadra nelle gare di pattinaggio sia su pista che su strada a livello nazionale.

1960 Interregionali pattinaggio a Bari con il campione mondiale "Pippo Cantarella" e "Roberto Iannò" primatista mondiale nel 78 scomparso nel marzo 2019
1960 Interregionali pattinaggio a Bari con il campione mondiale “Pippo Cantarella” pettorina 176 e “Roberto Iannò” 178 primatista mondiale nel ’78 scomparso nel marzo 2019, Benito 182, Pippo 188, Bernardo Stoli 181, Umberto 187, “Hockey & Pattinaggio SR”

Insomma eravamo atleti di un certo spessore, ed il migliore di tutti fra i miei compagni di squadra è stato “Pippo Cantarella” che tra gli anni ’60 e ’80 divenne moltissime volte campione italiano ed europeo e per ben quindici volte campione mondiale di pattinaggio su pista e su strada. Ecco, questa mia premessa per farvi comprendere quel che sono stato da ragazzo.

Primi anni ‘50: I miei primi pattini

Quand’ero più piccolo, forse 5 o 6 anni, in estate al Foro Italico di Siracusa, vedevo pattinare gli altri ragazzini e avevo una voglia matta di provarci anch’io. C’erano dei noleggiatori che affittavano biciclette, tricicli e pattini e i miei genitori diverse volte mi accontentavano, cosi guardando come facevano gli altri ragazzini imparai a pattinare, fra ruzzoloni, cadute, sbucciature di gomiti e ginocchi e magari qualche strappo di pantaloni.

Pregavo mio padre affinché mi comprasse un paio di pattini, ma lui era irremovibile, niente da fare mi diceva, ci sono altre urgenze più importanti. Mi rivolsi, quindi, ai miei nonni che in occasione del mio 7° compleanno mi regalarono un magnifico paio di pattini da passeggio. Questi erano allungabili e le ruote in ferro, con le cinghie di cuoio e le ganasce (morsetti) per bloccare anteriormente le scarpe. Quei pattini li ho usati per lungo tempo, e man mano che diventai più esperto, cominciai a partecipare alle gare di pattinaggio con gli altri ragazzini delle parrocchie.

Pattino Hudora anni 50 con ruote in ferro. Foto d’archivio.

Ecco, quelli furono i miei inizi nel pattinaggio, per poi approdare alle gare impegnative con i pattini da competizione, ma questa è un’altra storia.

1955/1958: I miei pattini da competizione

Cominciavo ad avere degli ottimi piazzamenti ed anche vincere le gare e ne ero fiero. Ma stavano cambiando i tempi, già in giro si vedevano ragazzi che calzavano “strani pattini” leggeri, con strutture in alluminio, le scarpe imbullonate sulle piante dei pattini e le ruote di legno. Erano molto apprezzati per le gare e man mano si diffusero tra i pattinatori. Mi resi conto che i miei pattini oramai erano fuori tempo, in ferro, pesanti e le ruote in ferro non davano molta presa sulle mattonelle d’asfalto e spesso slittavo, quindi divenne imperativo per me procurarmi i nuovi pattini!

Mi diedi da fare in tutti i modi pur di raccogliere soldi. Sempre disponibile quando mia mamma, nonne e zie mi mandavano a svolgere i piccoli acquisti. Sapevano quale scopo mi ero prefissato e mi aiutavano lasciandomi le monete spicce di resto che raccoglievo pazientemente. In un sottoscala, che la mia abitazione aveva a disposizione come locale di sgombero, avevo piazzato un piccolo comodino con un cassetto a cui, con un seghetto, avevo praticato una fessura grande per far entrare le monete e il danaro piegato in quattro.

Mi ero procurato due viti ad anello applicati una sul cassetto e l’altra sulla struttura del comodino. Un lucchetto mi assicurava la chiusura del cassetto. In tal modo, ogni qualvolta che avevo moneta racimolata, la depositavo in quel salvadanaio che mi ero costruito, senza bisogno di aprire il cassetto.

Ovviamente, tutto il denaro che mi regalavano i parenti, per le varie festività, per il compleanno, onomastico o per il capo d’anno ( si, ai miei tempi c’era l’usanza, nel giorno di inizio anno, di regalare denaro a figli e nipoti, quindi io e i mio fratello ci facevamo il giro di nonni, zii e parenti, per raccogliere moneta), e tutti i soldi racimolati finivano in quel cassetto.

Venne il giorno che mi decisi di aprire il famoso cassetto e pazientemente mi misi a contare quanto denaro avevo racimolato fra monete e cartamoneta. Un bel gruzzolo veramente, che mi consentì di dare un consistente acconto per l’acquisto del mio primo paio di pattini da gara. Ebbi così, nel 1957, il mio primo paio di pattini da competizione.

Pattini GIOCA, misura 15, sui quali il rivenditore di articoli sportivi mi montò un bel paio scarpe da calcio a cui furono tolti i tacchetti. Che magnificenza ! Che leggerezza avevano quei pattini rispetto ai pattini che usavo prima !

Ecco, quelli sono stati i miei primi pattini da competizione, che subirono altre modifiche con l’avvento dei cuscinetti a sfera moderni che comportarono altri miei sacrifici economici.

1958/1959: I pattini modificati

Con i nuovi pattini GIOCA le mie prestazioni sportive erano migliorate e nelle gare mi comportavo in modo onorevole, passai dalla categoria ragazzi alla categoria juniores e avevo ottimi piazzamenti, quasi sempre ero tra i primi tre classificati e diverse volte primeggiavo. Nel secondo periodo degli anni ’50 ancora non erano in auge i cuscinetti a sfera. Le ruote dei pattini in legno avevano le calotte contenenti le sfere in acciaio di circa tre millimetri, contrastati da dadi concavi che permettevano lo scorrimento delle ruote.

Per meglio far capire, immaginate delle micro scodelline dentellate sul bordo superiore e montate all’interno ed all’esterno della ruota. Sull’asse della crociera, in ordine di montaggio, si inseriva il para-polvere, poi il dado conico concavo che lo bloccava sul bordo della crociera, inclinavi il pattino ed inserivi sull’asse della crociera la ruota con la parte interna della stessa posta in alto, mettevi uno strato leggero di grasso nella calotta e inserivi le sfere di acciaio, dopo di che sfilavi la ruota, la poggiavi con le sfere in alto, ribaltavi il pattino e inserivi l’asse verticalmente. A questo punto, ribaltavi nuovamente il pattino tenendo ferma la ruota e così la parte superiore della ruota era già pronta per umettarla col grasso, inserire le altre sfere, il dado conico, il para-polvere superiore, la rondella a molla ed il dado di serraggio. Semplice… no? Più difficile a descriverlo che a farlo! Un po’ laboratorio per tutte le otto ruote, ma si faceva.

Per fortuna tra il 1958 ed il 1959, non ricordo bene, entrarono in commercio i cuscinetti a sfera. Ce ne erano di due tipi, quelli economici e quelli di ottima qualità.

L’ adozione dei cuscinetti a sfera comportò una radicale modifica dei pattini. Se prima gli assi delle crociere originali erano interamente filettate, nella nuova concezione, le crociere avevano gli assi con una corta filettatura.

Le stesse ruote in legno non avevano più le calotte, erano modificate per consentire l’alloggiamento dei cuscinetti con i distanziatori in acciaio. Per montare i cuscinetti a sfera, quindi, ho dovuto cambiare le crociere, ma a corto di moneta adottai i cuscinetti economici.

Scopri, dopo, che questi cuscinetti avevano un difetto. Le ruote, dopo un certo periodo di uso, sembrava che girassero in modo eccentrico e fuori asse e oscillavano sugli assi delle crociere.

Ogni quindici o venti giorni ero costretto a smontare tutti i cuscinetti e con un cacciavite modificato a punteruolo battevo sul lembo dei risvolti che mantenevano serrate le sfere tra di loro e solo così riuscivo, per un certo periodo, a non avere quel fastidioso problema alle ruote.

Il rivenditore di articoli sportivi era il genitore di un atleta che praticava il pattinaggio ed essendo a conoscenza del problema, mi suggerì di acquistare a rate i cuscinetti a sfera di marca tedesca che erano veramente ottimi per le ruote in legno. Suo figlio ed i ragazzi che già li adottavano erano veramente entusiasti e quindi anch’io mi convinsi ad acquistarli.

A quel tempo (1958 o 1959 non ricordo bene), i cuscinetti costavano circa 1700 lire (0.88 Euro circa) cadauno. Mi ci volle quasi un anno per estinguere il debito.

1964/1965: La naja ed i pattini da ghiaccio

Negli anni sessanta, se prima non facevi il servizio militare, era molto difficile trovare un posto di lavoro ed io, diplomato da qualche anno, attendevo che mi giungesse la famosa cartolina precetto per la leva militare.

Arrivò il giorno della partenza e come accadeva in quel tempo, feci il mio periodo di addestramento CAR in Liguria. Successivamente, dopo due corsi di specializzazione, venni trasferito in Alto Adige.

Qui, svolgevo i compiti inerenti le mia specializzazioni e al mio gruppo fu assegnato, per un lungo periodo di tempo, il gravoso incarico di Controllo dell’Ordine Pubblico nel territorio, e ciò perché a quel tempo i terroristi in Alto Adige si divertivano a mettere cariche esplosive nei viadotti, gallerie ferroviarie, tralicci elettrici e quant’altro potevano danneggiare.

La sede temporanea era Merano, città altoatesina dove si udiva parlare solo tedesco, le vie della città avevano la toponomastica con le doppie scritte, in tedesco e in italiano e i film al cinema era con la traduzione in italiano. Insomma straniero in patria!

Giunse l’inverno e ovviamente in quelle zone la neve non mancava mai. Io ed i miei commilitoni, quando eravamo liberi dal servizio trascorrevamo le serate nelle gasthaus giocando a carte, al biliardo, guardando la TV o anche scrivendo ai familiari o altro.

Ovviamente nella cittadina oltre ai reparti di artiglieria ci stavano anche gli alpini e quindi capitava di fare conoscenze occasionali fra noi militari.

Un sabato, io con i miei commilitoni ed un gruppetto di alpini decidemmo di trascorrere la serata presso una pista di pattinaggio sul ghiaccio e lì ci recammo per osservare le ragazze e i ragazzi e le persone adulte che pattinavano allegramente sul ghiaccio.

A fianco alla pista c’era un bar dove la gente consumava grog caldi, grappini, caffè corretti e quant’altro e quindi noi, bravi ragazzi, cercavamo di scaldarci… un po’ abbondantemente con qualche bicchierino in più di grappa o “Cordiale”.

Tra noi dell’artiglieria e gli alpini certa un certo antagonismo e scherzavamo con sfottò reciproci fin quando qualcuno lanciò una sfida: provare a pattinare sul ghiaccio.

Gli alpini ci guardavano con sufficienza, si sentivano esperti, mentre noi dell’artiglieria ci guardavamo smarriti e confusi.

Partì una scommessa: Diecimila lire in palio se qualcuno dell’artiglieria fosse stato in grado di stare in piedi e fare almeno un giro di pista sui pattini da ghiaccio !

Nel 1965 diecimila lire era una bella cifra e a quel tempo ai militari di leva veniva corrisposta la decade. Consisteva nel pagamento – ogni dieci giorni – di una somma che variava dalle mille alle milletrecento lire, a seconda, se eri un soldato semplice oppure se avevi qualche specializzazione o eri un graduato . Quel sabato eravamo “ricchi”, avevamo incassato la decade che avremmo speso in aggiunta al denaro che i nostri genitori, quando potevano ci inviavano.

Accettammo la sfida e rivoltandoci le tasche, abbiamo unito le nostre “ricchezze”, riuscendo a racimolare la somma. Ma c’era un ma… chi era in grado di stare sui pattini da ghiaccio? Qualcuno dei miei commilitoni ammise che sapeva appena stare in piedi ma che non era sicuro di fare un giro di pista, non se la sentiva di correre il rischio.

Io, per la verità avevo avuto l’occasione di provare a pattinare sul ghiaccio qualche anno prima in occasione di un viaggio a Milano, ma mai avevo detto ai miei commilitoni che sapevo andare sui pattini a rotelle e che non ero ovviamente esperto sui pattini da ghiaccio.

Gli alpini facevano melina e lo sfottò stava diventando pesante, attirando l’attenzione dei civili che ci guardavano divertiti e curiosi di vedere come andava a finire il guanto di sfida che era stato lanciato.

Alla fine decisi di mettermi in gioco e lo dissi ai miei commilitoni, ma fui sommerso da fischi e battutacce, preso atrocemente in giro… cosa ne sapevo… non avevo mai visto nevicare prima d’ora…cos’era il ghiaccio, ecc. ecc.

A maggior ragione, quindi si rafforzò il mio proposito di sfidare sia gli alpini che i miei commilitoni.

Gli alpini invece sogghignavano, convinti di avere la scommessa in pugno.

Calzai i pattini e con moltissima cautela mi “ancorai” alla staccionata perimetrale, provai come scorrevano le lame sul ghiaccio e poi da fermo, di traverso, sempre poggiandomi alla staccionata provai a fare qualche passo, sapevo che dovevo tenere le caviglie un po’ rigide e quindi riprovai a fare altri passi.

Ero sempre sotto lo sguardo divertito di tutti quanti, che continuavano a sfottermi. Finalmente, prendendo il coraggio a due mani mi staccai dalla staccionata e lentissimamente mi avventurai a fare dei passi. Nessun problema con le caviglie ! Ottimamente, pensai… ci siamo… proviamo dai !

Cominciai a pattinare con maggior scioltezza, ma lentamente e completai il primo giro lungo la staccionata, feci un secondo e poi un terzo giro, poi attraversai la pista fermandomi davanti agli alpini. Anche i miei commilitoni mi guardavano sbigottiti. A questo punto invitai gli alpini a pagare la scommessa e poi continuai a pattinare per qualche altro giro. Ci fu un battimano corale dalle persone che avevano osservato divertiti tutta la scena, quindi gli alpini, scornati, lor malgrado furono costretti a pagare la scommessa.

Incassata la somma, tutti insieme andammo in una locanda a mangiare un bel piatto di tagliatelle al ragù. Mi presi una bella rivincita su tutti e fu una grandissima soddisfazione.

1976: Il mio viaggio di nozze negli USA ed i pattini

Antefatto: Da fidanzato, la mia ragazza aveva avuto modo di vedere mie foto di quando facevo agonismo sui pattini, aveva visto i miei pattini avvolti nella plastica, ma non mi aveva mai visto pattinare.

Il fatto: Appena sposati, io e mia moglie abbiamo effettuato il viaggio di nozze negli USA, approfittando dell’ospitalità di parenti che lì vivevano.

Io ho dei cugini di primo grado che vivono a New York, lo stesso mia moglie, ha una cugina di primo grado, sposata e con figli che vivono nel Delaware. Il programmato viaggio di nozze prevedeva due settimane ospiti dai rispettivi parenti e così è stato.

Le prime due settimane quindi li trascorremmo nel Delaware. La cugina di mia moglie aveva tre figlie tra i 16 e i 13 anni di età e le ragazze volevano renderci piacevole il soggiorno programmandoci escursioni e visite in altre città vicine ed ai musei.

Durante la prima settimana avvenne però una furiosa tempesta di neve che ci bloccò, limitando i nostri spostamenti. Eravamo condizionati dalla neve e quindi i nostri spostamenti si limitavano a visitare musei, grandissimi centri commerciali e fantastici parchi innevati.

Un pomeriggio, la cugina di mia moglie, suo marito e le ragazze organizzarono, insieme ad alcune famiglie loro amiche, una trasferta presso un grandissimo centro commerciale dove c’erano paninerie, ristoranti, cinema, il bowling, piscina e una pista coperta di pattinaggio a rotelle.

Le ragazze erano elettrizzate, vedevamo tante persone che pattinavano al ritmo della musica rock e anche loro volevano andare in pista. Io e mia moglie osservavamo, un po’ frastornati dal vocio, dalla musica e dal roteare dei pattinatori.

Le ragazze noleggiano i pattini e si presentano in pista. Le osservo e capisco che si, sanno stare sui pattini, ma da principianti. Arrivano i loro boy-friends e noto che anche loro sono dei principianti. Vedo che ridacchiano e mi invitano a mettermi i pattini. Parlo con mia moglie e le chiedo se per caso avesse detto alle ragazze che sapevo pattinare. Lei mi dice di no, non ci pensava completamente! Quindi mi decido, dico a mia moglie: non dire niente… adesso ci faremo quattro risate!

Calzo i pattini della mia misura e mi attacco alla balaustra della pista, comincio a far finta di fare un passo e scivolo di botto all’indietro. Mi tiro su e faccio un altro passo, ma stavolta allargo le gambe, come se stessi per scivolare a terra.

Le ragazze mi guardano inorridite, si coprono gli occhi, vergognate di quel che mi succede, i boy- friends si allontanano da me, io continuo a fare dei passi goffi, movimenti che danno l’impressione di un equilibrio instabile, i cugini di mia moglie sono sbigottiti, i loro amici mi osservano quasi preoccupati. Noto che mia moglie, anche lei, mi guardava stranita… ma come… mi avevi detto che sapevi pattinare !

Le replico: tranquilla… so quel che faccio… continuai così, spostandomi verso il centro della pista, mentre intorno a me si faceva il vuoto, mi guardavano perplessi, convinti che da un momento all’altro sarei caduto a terra. Mi sposto ancora, un fortunoso passo incrociato, una piroetta come se fosse avvenuta fortunosamente, insomma mi muovo come se non avessi mai calzato i pattini. Mi avvicino nuovamente alle tre ragazze ed ai parenti e dico a loro: Vi siete divertiti o…spaventati? Tranquilli… adesso mi diverto io!

Stavolta, pattinando normalmente mi sposto verso il bordo della pista e mi accodo alle persone che pattinano con una certa cadenza, li seguo per due/tre giri e poi passo avanti e comincio a guidare la fila dei pattinatori facendo il serpentone e creando dei cerchi, poi con una piroetta mi metto a pattinare all’indietro, abbozzo il volo d’angelo e qualche altro passo che mi ricordavo. Beh… devo dire che mi sono divertito nel vedere i visi delle persone che prima mi avevano guardato con un certo imbarazzo, soprattutto le figlie della cugina, che adesso erano meravigliate e battevano le mani.

Improvvisamente dall’altoparlante della sala sento il gestore dell’impianto che mi dice in americano: “Hey italian! I like! Now compete on, run with us!” Ehi italiano ! mi piaci ! Adesso gareggia! Corri con noi!

Lo ringraziai a gesti, ma rifiutai l’invito, gli dissi che non era possibile… avevo il fiatone! Non toccavo i pattini da almeno quindici anni!

Grazie Sirako


Giovanni Simiani

Supporto il pattinaggio quad in strada con video e guide. Realizzo pattini quad artigianali veri e propri pattini Custom. Contattami qui se anche tu vuoi un Pattino Quad da strada professionale.

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Sirako: Storie di pattinaggio tra gli anni ’50 e ’70
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